GRATUITO PATROCINIO: GLI AVVOCATI POSSONO ESISTERE SENZA?

NON CI PUO’ ESSERE GIUSTIZIA, SE NON E’ PER TUTTI

Senza Difesa non esiste Giustizia

Senza Difesa non esiste Giustizia

Ogni tanto, nei corridoi in attesa dell’udienza, arriva l’ennesimo benpensante che favoleggia sul gratuito patrocinio, spiegando dottamente che non valorizza abbastanza gli avvocati perché antieconomico, dequalificante e, a Suo dire, persino poco utile al sistema giudiziario. Si tratta dell’ennesima trattazione sociologica da vagone ferroviario, dove ciascuno dei protagonisti di queste dissertazioni cerca di propinare la sua incredibile ricetta sul senso dell’ordinamento, saltando principi, valori e dati ordinamentali: una delle cure poi diventa spesso il rifiuto di offrire legal aid.

A noi, però, non ci piace semplificare con quel fare banalizzante dei nichilisti, e ancor meno ci pare di qualche interesse generalizzare il ruolo dell’avvocatura dimenticando il percorso costituzionale e l’esempio dato dagli altri sistemi giudiziari europei.

Ci sarebbe invece sembrato importante l’opposto, ovvero spiegare passo passo la rilevanza e l’essenzialità sistematica del legal aid, ma un approccio tecnico poteva sembrare impegnativo e un articolo solo informativo pareva non bastare.

Poi abbiamo incontrato on line (su Facebook) la collega Barbara Dalle Pezze che richiamava il testo dell’intervento al convegno a latina di Movimento Forense dell’Avvocato Alberto Vigani che collabora spesso con Art. 24 Cost.: da una prima veloce lettura abbiamo capito di aver trovato cosa ci serviva: una presentazione dell’istituto del Legal Aid con un approccio che fa cambiare una volta per tutte la percezione del suo ruolo e del suo significato. Era proprio l’articolo che volevamo. In poche righe si delinea il ruolo dell’avvocatura proprio dandone legittimazione attraverso il ruolo defensionale che si legittima con la difesa dei più deboli.

Ve lo riportiamo nella versione integrale.

David Del Santo

Presidente Art. 24 Cost.

***



Intervento di Alberto Vigani al convegno del Movimento Forense di Latina

” Salve a tutti e grazie per essere qui, sono Alberto Vigani, Avvocato in Venezia, e coordino la commissione “Patrocinio a spese dello Stato” dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura.
Ora vi attendete che vi faccia un intervento su OUA, gratuito patrocinio, norme e codicilli.

Ve lo dico subito, oggi non sarà così.
Oggi vi propongo di andare oltre quello che vi aspettate da me e da questo incontro.
Invece di esporvi la classica introduzione sull’istituto del Patrocinio a spese dello Stato, stavolta voglio girare la prospettiva della questione ed essere io a farvi 3 domande.
3 semplici domande, ma capaci di segnare per sempre la percezione che d’ora in poi avrete del Legal Aid.

1. A chi serve davvero il gratuito patrocinio?
2. Qual é il vostro lavoro?
3. Cosa é e cosa fa l’avvocato?

La risposta a tutte e tre queste domande la troviamo partendo dall’ultima.

Cosa é e cosa fa l’avvocato?

Pare la domanda più scontata, specie se rivolta ad una platea di avvocati, ed invece cela significati su cui riflettiamo troppo poco o, almeno, troppo raramente.

Vi pare di voler già rispondere, ma forse pensate che ci sia qualcosa che sfugge?

In effetti, Noi tutti sappiamo che il lavoro odierno dell’avvocato é imperniato su una quotidianità di scadenze, impegni processuali, appuntamenti e attività forensi,

ma in realtà non è questo che facciamo.

Se ci fermiamo un attimo e proviamo a guardarci dall’alto, come se ci spiassimo dalla lente di un satellite, scopriremmo quello che, dentro di noi, tutti portiamo dal primo giorno in cui abbiamo aperto un codice e che, mano a mano che ci assuefacevamo alla quotidianità, abbiamo poi dimenticato, forse dandolo per scontato.
Ebbene, noi Avvocati siamo lo strumento per rendere il diritto vivente, per consentire a ciascuno di ottenere ciò che gli spetta, quello cui ha diritto: una volta ogni tanto…non sempre, ma a volte…ognuno di noi diventa parte integrante della giustizia applicata alla realtà. E’ un’esperienza che ti cambia, che ti fa sentire importante, che vuoi ripetere, perché ti rendi conto che sei tu, che siamo noi, a fare la differenza.
Sapere che siamo il mezzo esclusivo per garantire la giustizia é qualcosa che ti fa sentire speciale e induce un senso di missione anche al più smaliziato e cinico dei colleghi che possiamo incontrare. Di questo ciascuno di noi, dentro di sè, ha la certezza.

Il nostro ruolo é quello che siamo perché rappresentiamo, appunto, il solo strumento, il solo percorso quotidiano, per accedere alla giustizia, e questo vale per ogni soggetto titolare di diritti nel nostro mondo.
O con noi, attraverso noi, grazie a noi, o niente giustizia.

Ripetiamolo perché é qui che sta il segreto: o con noi, attraverso noi, grazie a noi, o niente giustizia.

La giustizia esiste, perché esistiamo noi.
Questo é quello che siamo, questo é quello che facciamo.
E la giustizia esiste se é accessibile a tutti, se vi é per tutti, a prescindere da reddito, classe sociale o distinzione etnica.
Per questo non si può limitare l’accesso all’avvocato solo ad alcuni, a quei pochi che possono permettersi un avvocato.

Senza difesa non esiste giustizia.

Da questa equazione ricaviamo quindi l’inscindibile rapporto fra la nostra essenza e la funzione sociale dell’avvocatura: ovvero il garantire l’accesso alla giustizia a tutti i soggetti portatori di un diritto oggetto di compressione e bisognoso di tutela.
E questo vale ovunque perché, come mi ha insegnato l’esperienza in OUA, solo dove ci sono stati avvocati visionari sono poi arrivate sentenze coraggiose che hanno riconosciuto diritti altrimenti negati nel silenzio delle altre istituzioni.
Se non ci siamo noi non c’é nessuna alternativa ad una giustizia condannata a restare senza voce.

Per questo possiamo dire con forza:
– Senza difesa non esiste Giustizia sostanziale.
– Senza giustizia non vi è libertà, non può esserci democrazia o stato di diritto.
– Senza gli avvocati si può tornare a prima del codice di Hammurabi. Non vi sarebbe alcuna differenza.

Partendo da qui, se ricordiamo che il giuramento di Ippocrate é la chiave di volta della professione medica, possiamo capire che l’art. 24 della Costituzione, il diritto all’accesso alla difesa, é invece il fondamento sociale della professione forense.
Per questa ragione, solo valorizzando il diritto di ciascuno di chiedere giustizia – e specularmente l’indifferenza della sua capacità economica all’esercitare tale diritto, si può dare effettività alla funzione sociale che l’avvocatura orgogliosamente rivendica da sempre.

Concludendo, con un occhio alla crisi del sistema, si può dire che la stessa domanda di giustizia può trovare oggi una risposta nella società solo dando nuova linfa alla legittimazione morale dell’avvocatura: il diritto di difesa, con la garanzia dell’accesso al suo esercizio, diventa così il vettore etico di una mission rinnovata degli Avvocati. In parallelo, il diritto di difesa diventa la stessa funzione di un soggetto sociale, l’Avvocatura, che é essenziale per la vita delle istituzioni democratiche.

Quando l’attività del difensore riscopre un suo attuale ruolo morale in questo percorso dobbiamo però andare oltre l’atteggiamento benpensante dell’avvocatura delle elite:
-> é l’avvocato degli oppressi e delle vittime che legittima l’intero mondo forense, non il contrario.

Solo la difesa dei più deboli, dei senza mezzi, dei predestinati, permette all’avvocatura di salire sul pulpito istituzionale e chiedere Giustizia ad alta voce. Perché solo in quel caso nessun può attribuirle alibi e può opporle di essere portatrice di interessi di comodo o magari di non rappresentare quelle istanze di priorità collettiva di cui troppi oggi abusano (lascio a voi ricordare l’eco del “c’è lo chiede l’Europa”).

L’assistenza processuale garantita a chi non ha i mezzi reddituali per difendersi diventa quindi la massima espressione morale del ruolo istituzionale dell’avvocatura:

da ciò ne deriva che il mondo forense deve, deve e ancora deve garantire la massima tutela ed il miglior riconoscimento al patrocinio defensionale svolto a favore dei più poveri, tecnicamente definiti i non abbienti, perché solo la vita professionale al loro fianco dà significato sociale assoluto ad ogni altra, parallela, successiva e ben pagata attività.

Quando cogliamo questo collegamento, comprendiamo anche che la garanzia all’accesso alla difesa a tutti i cittadini, a prescindere dalla loro redditualità individuale, é il momento più alto di un Paese che vuole essere all’altezza degli standard di civiltà della sua storia.

Così l’essere avvocato trova la sua stessa legittimazione morale nella necessità di giustizia del suo assistito, a prescindere da chi esso sia e da quale reddito abbia.
Perché, ricordatelo sempre, senza difesa non esiste giustizia!!

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